“The Gaza Kitchen. A Palestinian Culinary Journey” è un libro impegnativo.
Ci sono buonissime ricette, immagini che fanno venir voglia di cucinare, ma è un libro duro, che non fa sconti alla verità nel raccontare come si vive nella Striscia di Gaza.
E’ denso di immagini: fotografie da cui si respirano gli odori della cucina, ma anche l’odore della polvere di cemento che impregna l’aria di Gaza.
Ho visto questo lembo di terra nel 2010 e l’odore – anzi, quel fastidio – che mi è rimasto nella memoria è proprio quello di una leggera polvere che ricopre tutto, che si respira, che è fatta di cemento e bombardamenti. Anche questo libro lascia sulle mani quel fastidioso pulviscolo. Quel fastidioso entrare in contatto con una realtà fatta di dolore e distruzione e poi, quel lasciarti sulle mani la conoscenza, la realtà, il sapere e dunque, renderti partecipe ed obbligarti a fare una scelta: scuotere le mani e girarsi dall’altra parte oppure tenerti quel fastidio ma aprire gli occhi e guardare, informarsi, capire.
Nel preparare questa ricetta ho ripensato molto a quel viaggio e mi sono messa a ricercare le foto.
Una di queste la potete vedere qui di seguito.
Qualcuno si domanderà: “ma cosa c’entra questa foto con la ricetta di un dolce?”
L’avevo chiamata “bambini all’ombra della guerra“, perchè in certe parti del mondo, bisogna prendere quello che c’è, ed un palazzo distrutto può dare il sollievo dell’ombra.
Si somiglia la mia foto e questo libro: entrambe raccontano che, nonostante intorno ci sia la distruzione, la linfa vitale continua a scorrere ed anzi, qui più che altrove, si ha bisogno di giocare come di cucinare, forse proprio per tenere lontana la realtà e, appunto, “giocare a che tutto è normale“.
I gesti di una normale quotidianità sono in queste zone del mondo un bene prezioso.
E così, cucinare, è una fortuna per molte famiglie di Gaza che si trovano a vivere nelle tende perché le loro cucine sono rimaste in palazzi come quello della foto, perché l’embargo non permette l’ingresso a tanti alimenti, perché in un lembo di terra in cui niente può entrare e niente può uscire l’economica è morta e il lavoro non c’è.
Cucinare è un lusso non solo perché sfama, ma perché da l’illusione che tutto sia normale e la speranza che anche domani sarà un giorno di pace e si potrà trascorrerlo nella propria cucina.
“The Gaza Kitchen. A Palestinian Culinary Journey” è una raccolta di ricette prese direttamente dalle case, dai fornai o dai pasticceri di Gaza dalle due autrici Laila El-Haddad e Maggie Schmitt.
E’ evidentemente un libro politico perché anche quello che si può o non si può mangiare è definito dalla politica, se c’è la corrente per il forno o il gas per i fornelli è determinato dalla situazione politica.
1 e 1/2 tazza di semolino PER LO SCIROPPO DI ZUCCHERO Prima di tutto preparare il Qatir (o Ater) ovvero lo sciroppo di zucchero mettendo a bollire in un pentolino l’acqua con lo zucchero e il succo di limone. Per cinque minuti mantenere il fuoco alto e poi abbassare e lasciar sobbollire altri 5 minuti senza coprire mai il pentolino. Spegnere il fuoco, aggiungere l’essenza e lasciar raffreddare lo sciroppo. Mettere i semi di fieno greco in ammollo nell’acqua fredda per 30 minuti. poi sciacquarli bene e metterli a bollire in un pentolino con dell’acqua per circa 10 minuti o, comunque, fino a quando non saranno gonfiati e diventati morbidi. Saniyit Hulba, un dolce con fieno greco, a Gaza
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Ingredienti
1/2 tazza di olio di oliva
3 cucchiai di semi di fieno greco
3 tazze di acqua
1 e 1/2 tazza di farina
1/3 di tazza di zucchero
1 cucchiaino di lievito di birra secco
1 cucchiaino di bicarbonato
1 cucchiaio di semi di nigella
1 cucchiaio di semi di sesamo tostati
pinoli o mandorle per guarnire
burro o tahine per la teglia
2 tazze di zucchero
1 tazza di acqua
1 cucchiaino di succo di limone
1 cucchiaino di fiori d’arancio o essenza alla rosaprocedimento
In una ciotola mescolare il semolino con l’olio. Meglio mescolare con le mani perchè il calore aiuterà il semolino ad assorbire bene l’olio. In un’altra ciotola mescolare insieme gli ingredienti secchi: farina, zucchero, lievito e bicarbonato. Unire quindi l’impasto di semolino e olio e mescolare. Alla fine unire i semi di sesamo, quelli di nigella ed il fieno greco e mescolare bene. Unire anche 3/4 di tazza di acqua di cottura del fieno greco. Coprire la ciotola e lasciare l’impasto a lievitare per circa 1 ora e mezzo. Ungere una teglia bassa con della tahina o del burro e versare sopra il composto compattandolo poi con le mai. Con un coltello tracciare le linee per formare i rombi e posizionare sopra ciascuno un pinolo o una mandorla. Cuocere in forno per 45 minuti a 180°. Appena si toglie la teglia dal forno versare sopra lo sciroppo freddo. Mangiare questo dolce pensando che fuori non ci sono bombardamenti e, per questo, si può essere felici.