Non era il 25 aprile, ma il 25 luglio del 1943 quando Alcide Cervi ed i suoi sette figli, appresa la notizia della destituzione e dell’arresto di Benito Mussolini vollero festeggiare la liberazione dopo 21 anni di governo del Partito Fascista. Per far festa cucinarono centinaia di chili di pastasciutta per tutto il paese di Campegine, nella Bassa reggiana. Purtroppo non si trattò di una definitiva liberazione. Il Re nominò Pietro Badoglio come nuovo capo del governo e, nonostante la caduta del fascismo, la guerra continuò a fianco dei tedeschi.
Nessuno fece caso alla ricetta. A quel tempo nessuno si ergeva a difensore della ricetta originale della carbonara o dell’amatriciana, o del formato da usare per questa o quella ricetta né, tantomeno, inveiva contro la cottura non al dente. In quegli anni si chiamava tutta e solo “pastasciutta” (al Sud spesso maccheroni) e se si riusciva a condire con burro e parmigiano c’era proprio da far festa. Alcide Cervi si indebitò con il caseificio per farsi dare burro e parmigiano e quella pasta, che tanto fu simbolo di festa e liberazione, arrivò pure parecchio scotta e collosa perché venne cucinata nella cascina e poi portata con il carretto nella piazza di Campegine per distribuirla agli abitanti.
La scelta di cucinare la pastasciutta non fu casuale perché il fascismo si adoperava per la riduzione del consumo della pasta: il grano veniva importato e dato che l’obiettivo del regime era raggiungere l’autosufficienza alimentare (cosa che ricorda molto il sovranismo odierno), la pastasciutta era da mettere al bando!
I sette fratelli Cervi Gelindo, Antenore, Aldo, Ferdinando, Agostino, Ovidio ed Ettore, insieme al partigiano Guastalla, vennero fucilati dai fascisti il 28 dicembre 1943.
Se avete voglia di respirare un’aria di comunità, festa e liberazione partecipate alla manifestazione che si tiene ogni anno a fine luglio a Casa Cervi. Io ci sono stata tanti anni fa e il ricordo della giornata ed i racconti sulla vita dei fratelli Cervi sono rimasti indelebili. Per vivere in un Paese libero bisogna difendere la propria libertà e prendere posizione al primo accenno che possa metterla in discussione.
Se volete sapere chi erano i Cervi potete leggere il libro del loro padre, Alcide Cervi “I miei sette figli”.